JEET KUNE DO – VOGLIA DI SPARRING
Quando si pensa al JKD la prima immagine è “nessun metodo come metodo, nessun limite come limite”.
A volte un artista marziale ha voglia di sfogarsi e mettere in pratica tutto ciò che ha appreso, oppure solamente salire sul ring e “scatenare l’inferno”.
Nel Jeet Kune Do lo sparring diventa fondamentale, proprio perché rimane l’unica via per provare davvero quello che si sta studiando. Combattendo si impara a combattere, ma si abitua anche il cervello a percepire i corretti movimenti e intraprendere le corrette reazioni. Da un punto di vista strettamente tecnico vi sono regole prese dalla boxe, Wing Chun – kung fu e dalla scherma. Ci sono principi come l’economia, tenere il lato forte avanzato, lo studio delle varie distanze di combattimento e i tempi che implicano, il portare il colpo da posizione statica o da posizione angolate, l’uso appropriato del footwork, che ben miscelate rendono l’artista marziale molto competitivo. Purtroppo, o per fortuna, questi principi richiedono fasi di studio alternate a fasi di pratica.
Allora premuniamoci di caschetto, paradenti, guantoni, protezioni e proviamo. La paura dobbiamo imparare a controllarla, dedichiamo del tempo per ascoltare i consigli dell’istruttore e accettiamo il fatto che possiamo continuare a prenderle fino a che non saremo in grado di gestire emozioni e tecniche. Invece, se sei bravo, dimostra di saper guidare il tuo sparring partner, per farlo crescere e metterti sempre più in difficoltà.
Le semplici BASI da tenere a mente prima di iniziare lo Sparring:
- NON SEI MIKE TYSON O ROCKY BALBOA
Non c’è nessun titolo o premio in soldi in palio per cui lottare, quindi inutile fare il forsennato. Si può dimostrare la propria forza con la tecnica e usando il cervello. Il fine dello sparring è quello di sviluppare e accrescere le skills di ciascun lottatore, bisogna concentrarsi sulle combinazioni che più si aggradano al nostro corpo e assimilare lo spirito marziale della disciplina. Se si lavora in modo costruttivo si impara in modo costruttivo. Le scazzottate da film le lasciamo ai registi.
- QUALE SPARRING PARTNER SCEGLIERE
In ogni palestra, in ogni classe troviamo una varietà di atleti, ciascuno dotato delle proprie peculiarità. Il lesto di gambe, il ginnico con fiato infinito, la roccia che non molla mai, il Superman del gruppo, e quello che non ti aspetti ma ti piega in due. Da queste simpatica carrellata si capisce bene che non esiste lo sparring partner perfetto, esiste un gruppo dal quale si deve apprendere e al quale bisogna insegnare. Dai migliori possiamo trarre beneficio individuando i punti deboli della nostra preparazione, mentre dai principianti abbiamo il fattore sorpresa perché ancora non seguono un vero proprio canale, hanno quindi una sorta di fantasia ancora da scolpire per essere dei veri combattenti.
- NON FARE L’ISTRUTTORE MA ASCOLARE L’ISTRUTTORE
Nei punti precedenti abbiamo detto di apprendere e di insegnare, durante lo sparring. Questo non significa diventare istruttori, significa essere un bravo sparring partner. L’istruttore è fuori dal campo di azione, è colui che vi dà gli input di lavoro e che vi corregge in caso di bisogno. La sporadicità del consiglio va bene, non si rifiuta a nessuno, ma mai sostituirsi a colui che si sta impegnando per farvi crescere. Quando sarete bravi e istruttori potrete fare la stessa cosa.
- NON FARE IL BRUCE LEE DELLA SITUAZIONE
Durante lo sparring non è bello vedere atleti che si trasformano in Bruce Lee o Chuck Norris. Loro sono dei campioni, ma ricordate che ciò che vediamo in televisione è ben preparato. Non accechiamoci di video visti su YouTube, o altri social, credendo tutto si possa fare senza nessuna conseguenza. A volte una tecnica coreografica mal riportata può causare delle lesioni a se stessi ma anche al compagno, oppure, potrebbe procurare noie se il compagno non percepisce serietà nell’allenamento.
- NON FOCALIZZARSI SU TECNICHE RIPETITIVE
Spesso ci sono delle tecniche che ben si addicono al nostro essere e alla nostra corporatura. Il fatto che possiamo eseguirle, magari, alla perfezione, non significa ripeterle all’infinito. Tale situazione è poco proficua per entrambi i combattenti, primo perché l’avversario una volta individuata studia velocemente una contro tecnica, secondo perché la varietà di tecniche è ampia e bisogna essere in grado di adattarsi ad ogni situazione.
LE ARMI "INFERIORI"
DEL CORPO UMANO
In genere i colpi portati con gli arti inferiori sono sempre più potenti di quelli portati con gli arti superiori, inoltre, un calcio o una ginocchiata presentano minori rischi di infortunio.
I calci alti sono colpi che richiedono predisposizione e allenamento, il vero bersaglio è sempre in “basso”, compreso tra i piedi e la cintura dell’aggressore, di conseguenza è importante considerare la parte impattante. Il miglior riscontro si ottiene con la punta della scarpa, il taglio interno o esterno del piede, la pianta (la suola della scarpa), oppure il tacco. Ricordatevi che la calzatura è importante: un calcio ai genitali con degli stivali contro dei jeans, non è uguale ad un calcio a piede nudo contro un costume.
In condizioni diverse è possibile sferrare delle ginocchiate, e a seconda della posizione dell’avversario si possono avere molteplici bersagli: la zona inguinale o genitale, le costole, la bocca dello stomaco e persino il volto.
Calcio frontale
Il calcio frontale può essere portato sia con la gamba avanzata che con quella arretrata, ne varia la prevedibilità e la velocità di esecuzione. Gli obiettivi sono: zona inguinale, addominale, e il ginocchio. In questo tipo di colpo il ginocchio è il fulcro della trasmissione della potenza, e l’effetto deve essere quello di una molla, quindi fase di carica e di scarico. Fasi avanzate di studio de colpo introducono tutta la dinamica corporale, necessaria a fornire maggior equilibrio e soprattutto maggior potenza.
Per migliorare la tecnica bisogna allenarsi a colpire i diversi obiettivi nelle diverse condizioni di attacco/difesa.
Calcio laterale
Tecnica per lo più utilizzata quando l’aggressore è situato ad un fianco. Le fasi carico e scarico dei calci sono all’incirca tutte simili, varia solo la natura e destinazione del colpo. Il laterale è un poco più difficile da eseguire perché richiede grande equilibrio e una flessibilità che altrimenti potrebbe portare a dei traumi. Queste caratteristiche si ottengono con un buon riscaldamento e tanto esercizio di studio. Generalmente il calcio laterale è poco prevedibile, e se assestato con forza può provocare ingenti danni.
Calcio all’indietro
Questo calcio è scarsamente usato nella difesa personale. È difficile individuare l’obiettivo e centrarlo. Sicuramente la conoscenza del colpo amplia il bagaglio culturale nelle arti marziali, ma bisogna essere ben sicuri di quando e come poterlo utilizzare per non perdere il vantaggio della sicurezza. Se si considera un aggressore alle spalle è molto meglio intervenire con una gomitata che ci consente di continuare con tecniche corpo a corpo, mentre il calcio aumenterebbe certamente la distanza dall’aggressore, ma col rischio di estrazione di armi.
Importanti considerazioni sui calci:
- Cercare sempre la massima precisione. Se si vuole sferrare un calcio è bene avere la sicurezza d sapere ciò che si fa. Un calcio mal portato, oltre a non sortire effetto nella difesa personale potrebbe causare a noi stessi dei traumi importanti.
- Come per tutti i colpi, è importante ritrarre immediatamente l’arto a seguito del colpo. Bisogna evitare che l’avversario possa afferrare la gamba e porci in posizione di svantaggio.
- Un calcio ben assestato (mirare ai genitali) fa guadagnare tempo prezioso nella difesa personale. Ma cosa succede se a questo non segue nulla? Una scarica di colpi è ciò che si insegna nelle buone palestre, non si può fare affidamento sul singolo colpo per mettere KO (tranne Bruce Lee), è necessario processare un attacco mirato e sensato mirando agli obiettivi più sensibili. Se dobbiamo salvarci la pelle impariamo a combattere e non a essere prevedibili o rimanere immobili.
Contatti Jeet Kune Do
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